lunedì 15 dicembre 2014

WES ANDERSON E IL TOCCO DI LUBITSCH

Da "Ninotchka" di Ernst Lubitsch. Quando basta un
 cappello per spiegare un sacco di cose...
Ma Grand Budapest Hotel ha davvero qualcosa a che fare con il tocco di Lubitsch? Se n'è fatto un gran parlare, e qualche collegamento tra il film di Wes Anderson e l'opera di Ernst Lubitsch c'è di sicuro. Ok, i fondali dipinti. Ok, la Mitteleuropa. Ok, qualche porta chiusa.
Ecco, sono proprio le porte chiuse che mi fanno venire qualche dubbio. Le porte di Lubitsch restavano chiuse non per nascondere la realtà dei fatti (tradimenti, sesso, truffe... ma soprattutto sesso), ma per dire di più riguardo alla realtà. Un'allusione e lo spettatore capiva tutto, con doppi-tripli-infiniti sensi. Il Codice Hays c'entrava, sì, ma ricordiamo che lo stile di Lubitsch si forma prima che il Codice Hays diventi normativo. Dunque, l'allusione non era solo necessità strategica, era, almeno in parte, volontà e scelta stilistica.
Il mio sospetto è che, invece, le porte chiuse di Anderson non servano a dire di più, ma proprio a omettere di più. Penso a quello stiloso di Wes Anderson, e ho sempre più la sensazione che il ragazzo non sia poi tutto questo compagnone. Altro che porte chiuse: qui si tratta di serrature a doppia mandata. Un mondo opaco.
Parlare di opacità in Lubitsch, d'altra parte, sarebbe assurdo. Per lui il mondo era conoscibile, non c'è alcun mistero: il gioco di specchi serve a farci divertire di fronte alle nostre stesse assurdità, non a mistificare una realtà opprimente e sgradita.
"Mancia Competente", ombre sul letto...
Per Anderson... Be', difficile entrare nella testa della gente.
Di certo c'è qualcosa di idiosincratico nell'universo sociale del regista texano. Misantropia forse non è la parola giusta. Indisponibilità a livello umano, invece, sarebbe un eccesso interpretativo.
Sinceramente, però, così come lui non ha voglia di dire di più, non so se io ho voglia di approfondire. Ci sono autori aperti e autori chiusi. A ciascuno il suo. Detto questo, forse Anderson ha provato davvero a rifare Lubitsch, forse no, di certo non ha ripetuto il miracolo di quell'arte perduta. Il tocco di Lubitsch, autore che continua a sorriderci malizioso e senza bronci, era dietro un'altra porta chiusa.

(martedì 16 dicembre, ore 20 e 30, Saronno, Libreria Pagina 18, a cura dell'Associazione Verbanova, per Lezioni di Cinema: "Grand Budapest Hotel")

Nessun commento:

Posta un commento